Erika Lucadamo

Sono due le ipotesi sulla nascita di Erika Lucadamo: la prima, certamente la meno plausibile, vuole che sia un’entità assoluta, che da sempre è e sempre è stata, identica a sé stessa e identicamente perfetta; la seconda ipotesi, invece, è che sia nata nell’anno millantaento3 in quel di Modena, ma per un miracoloso sortilegio la sua età anagrafica si sia congelata a ventisette anni: anno dopo anno dopo anno, sempre ventisette anni. Ed è proprio questa l’ipotesi che lei racconta, anno dopo anno dopo anno, ai suoi nuovi studenti, strappando loro ogni volta un sorriso.

Quel che è certo però è che ha frequentato il Liceo Classico ma si è poi laureata in Ingegneria Ambientale, inequivocabile segnale che già allora qualche cosa non funzionava come avrebbe dovuto. Da cinque anni insegna, essendosi divisa in passato -come solo una supereroina può fare- tra Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado. Prima lavorava in azienda, Ufficio Tecnico, contratto a tempo indeterminato. Poi ha avuto questa sbandata, sulle ali di un sogno tardivo. E non è stata un scelta obbligata: “Sapete, la crisi, le esigenze familiari, …”. No. E’ stata una decisione consapevole. Al limite della sanità mentale, d’accordo. Ma consapevole. Da qualche tempo sta cercando di far convivere la sua insana attrazione per il certo, i teoremi, i numeri -che rappresentano il suo tentativo di dar ordine al mondo- con l’irrazionalità, la fantasia, la sperimentazione, quei ventisei caratteri che, diversamente combinati, possono creare sempre nuovi mondi. Ha un marito, ingegnere atipico anche lui, e quattro figli, che prima o poi dovranno fare i conti con la sua identità segreta.

 

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