Satya Narayan Goenka (1924-2013), insegnante laico di meditazione Vipassana: Sono qui ad offrirvi qualcosa che è il conseguimento spirituale più alto della cultura indiana e che è stata la gemma più preziosa custodita e preservata in Myanmar: la gemma di Vipassana, la tecnica di auto-osservazione che permette di liberarci da tutte le sofferenze.
Da uomo d’affari a insegnante di meditazione Goenka, nato a Mandalay, in Myanmar, dai sedici anni partecipò alle attività industriali e commerciali di famiglia, poi ebbe successo come industriale innovativo, aprendo numerose fabbriche manifatturiere tessili. Personaggio influente nella comunità indiana birmana, fu per molti anni presidente della Camera di Commercio e Industria. Sofferente di dolorose emicranie fin dalla giovinezza, nel 1955 la ricerca di una cura lo portò in contatto con Sayagyi U Ba Khin, che al ruolo di dirigente statale univa quello di insegnante di meditazione.
Apprendendo Vipassana da U Ba Khin, Goenka scoprì una disciplina che non solo gli alleviò i sintomi del malessere fisico, ma che andava ben oltre, trascendendo ogni barriera culturale e religiosa. Durante gli anni che seguirono, impegnati nella pratica e nello studio sotto la guida del suo maestro, Vipassana gradualmente trasformò la sua vita. Nel 1969, Goenka ottenne da U Ba Khin il permesso di insegnare la meditazione Vipassana e, in quell’anno, si recò in India per insegnare, reintroducendola nella sua terra d’origine. In un paese ancora diviso in caste e religioni, i suoi corsi hanno attratto migliaia di persone di ogni ceto, nonché altrettanti occidentali, affascinati dalla natura pratica del metodo. Nel 1979, cominciò a viaggiare, facendo conoscere Vipassana in tutto il mondo.
Egli stesso è un esempio delle qualità di Vipassana. Persona pragmatica, alle prese con le difficoltà della vita e capace di affrontarle con incisività, mantiene in ogni situazione una straordinaria calma mentale. Insieme con questa calma, possiede una profonda compassione per gli altri, e la capacità di entrare in contatto con chiunque. Non c’é nulla di solenne in lui: la sua ironia è coinvolgente, e la utilizza quando insegna.
I partecipanti ai corsi ricordano a lungo il suo sorriso, la sua risata e il suo motto: “Siate felici!” Chiaramente, Vipassana gli ha portato felicità, ed egli è desideroso di condividerla con gli altri, insegnando il metodo che gli è stato così utile.
Goenka evidenzia l’auto-responsabilità, “La prova concreta di Vipassana – egli sostiene – è la sua applicazione nella vita”.
“Per mantenere la sua purezza – afferma – la meditazione non deve diventare un affare.” I corsi e i centri che operano sotto la sua direzione sono senza fine di lucro. Lui e gli assistenti che ha autorizzato a tenere corsi, non ricevono compensi.
Offre la tecnica Vipassana come un servizio all’umanità. Invitato a dare conferenze in tutto il mondo. È intervenuto, tra gli altri, presso il MIT di Boston, Harvard Business Club, World Economic Forum, Svizzera, e alle Nazioni Unite.
PACE INTERIORE PER LA PACE NEL MONDO
Intervento di S.N. Goenka al Vertice del Millennio per la Pace nel Mondo- Millennium World Peace Summit, Assemblea Generale delle Nazioni Unite, N.Y.,U.S.A. 29 agosto 2000
Il vertice ha riunito mille tra i maggiori esponenti religiosi e spirituali, allo scopo di promuovere la tolleranza ed il dialogo interreligioso, e favorire la pace. L’assemblea si è svolta nella sede delle Nazioni Unite, sotto gli auspici del Segretario Generale O.N.U. Kofi Amman. Nel suo intervento, Goenka ha posto in evidenza ciò che tutti i cammini spirituali e l’umanità hanno in comune. Le sue considerazioni hanno suscitato ripetuti applausi.
“Amici, rappresentanti del mondo spirituale e religioso, questa è un’occasione splendida per tutti noi di riunire e servire l’umanità. La religione è tale soltanto quando unisce; quando divide non è nulla. Si è parlato molto – favorevolmente o sfavorevolmente – di conversione. Non sono affatto contrario alla conversione, anzi sono molto favorevole ad essa, purché non si tratti di conversione da una religione all’altra. La conversione deve essere dall’infelicità alla felicità, dalla schiavitù alla liberazione, dalla crudeltà alla compassione. Questa è la conversione richiesta oggi, e questo è quanto questa assemblea dovrebbe sforzarsi di suscitare. L’India antica diede al mondo un messaggio di pace e di armonia, e non solo: diede anche un metodo, una tecnica che permettesse di conseguire la pace e l’armonia. A me pare che se vogliamo che ci sia pace nella società, non possiamo ignorare gli individui. Se non c’è pace nella mente dell’individuo, non capisco come possa esserci pace nel mondo. Se ho una mente agitata, piena di rabbia, odio, malevolenza ed animosità, come posso dare la pace nel mondo? Non posso, perché io stesso non sono in pace. Per questo gli illuminati hanno detto: “Prima trova la pace in te stesso”. Dobbiamo esaminarci, per capire se, dentro di noi, c’è veramente la pace. Tutti i saggi, i santi ed i profeti hanno ammonito: “Conosci te stesso”. Questo non significa conoscere soltanto a livello intellettuale, o aderire emotivamente o per fede, ma comprendere attraverso l’esperienza, concretamente. Quando percepiamo la realtà di noi stessi all’interno di noi stessi, a livello di esperienza, i problemi della vita si risolvono da soli. Iniziamo, allora, a capire la legge universale, la legge naturale o, se si preferisce, la legge di Dio Onnipotente. E’ una legge applicabile a tutti. Quando io genero rabbia, odio, malevolenza o animosità, sono la prima vittima della mia rabbia, dell’odio o dell’animosità che ho creato dentro di me. Prima di tutto faccio del male a me stesso, e in un secondo tempo faccio del male agli altri. La legge di natura è questa. Se osservo quello che avviene dentro di me, scopro che non appena nella mia mente sorge una qualsiasi negatività, avviene una reazione fisica: il mio corpo si riscalda ed inizia a bruciare, ho il batticuore, sono teso, e sono infelice. E quando creo negatività in me stesso, non chiudo questa sofferenza dentro di me, ma la riverso sugli altri; rendo così tesa l’atmosfera che mi circonda, che chiunque venga in contatto con me diventa a sua volta infelice. Posso parlare di pace e di felicità, ma quello che succede dentro di me conta più delle parole. La stessa legge vale quando la mia mente è priva di negatività. Nel momento stesso in cui sono libero da ogni negatività mentale, la natura – o Dio Onnipotente – mi ricompensa, facendomi sentire in pace. Anche questa è una cosa che posso verificare all’interno di me stesso. Indipendentemente da religione e nazionalità, quando s’infrange la legge di natura e si crea negatività nella propria mente si soffre, immancabilmente. E’ la natura stessa che predispone il castigo, quelli che infrangono le leggi della natura si ritrovano a soffrire le pene dell’inferno qui ed ora. Ciò che seminano ora è un seme delle fiamme dell’inferno, e dopo la morte non possono aspettarsi altro che il fuoco infernale. In virtù di quella stessa legge di natura, se mantengo la mia mente pura e piena di amore e compassione, posseggo già fin d’ora il regno dei cieli; ed il seme che semino ora, dopo la mia morte avrà come frutto il Paradiso. Il fatto che io mi chiami induista, o mussulmano o cristiano o giainista non ha alcuna importanza; si tratta sempre della mente umana. La conversione necessaria è quella dall’impurità alla purezza mentale; e questa conversione trasforma straordinariamente le persone. Non c’è nessuna magia, nessun miracolo, si tratta di osservare l’interazione di mente e corpo all’interno di noi stessi. Si esamina il modo in cui la mente influenza il corpo fisico e ne è a sua volta influenzata. L’osservazione paziente porta a vedere con estrema chiarezza che, per legge naturale, ogni volta che si crea una negatività mentale, si comincia a soffrire; e che quando si è liberi da negatività, si possiede la pace e la serenità. Questa tecnica di auto-osservazione può essere praticata da chiunque. Anticamente insegnata in India, questa tecnica si diffuse in tutto il mondo. E ancor oggi persone appartenenti a comunità, tradizioni e religioni diverse apprendono questa tecnica ottenendone i medesimi benefici. Possono continuare a essere induisti, buddisti, mussulmani, cristiani: sono tutti esseri umani. La differenza è che, per mezzo della meditazione, diventano persone spirituali, piene d’amore e di compassione; e ciò che fanno è utile a loro ed a tutti. Quando l’individuo crea pace nella propria mente, tutta l’atmosfera che lo circonda è permeata da vibrazioni di pace e chiunque lo incontra beneficia della stessa pace. Questa trasformazione mentale è la vera conversione che ci occorre. Qualsiasi altra conversione non ha senso. Vorrei, se me lo permettete, leggervi un messaggio di benevolenza che l’India ha lasciato a tutto il mondo, scolpito nella pietra 2300 anni fa. Ecco le parole con cui l’imperatore Ashoka il Grande, un governante ideale, spiegò come esercitare l’autorità: “Non ci si dovrebbe limitare ad onorare la propria religione, condannando le altre fedi.” E’ un messaggio importante per noi oggi. Condannando gli altri e pretendendo che la propria religione sia la migliore, si creano problemi per tutta l’umanità. Ashoka proseguì: “Si dovrebbe invece, per varie ragioni, onorare le altre religioni.” Ogni religione degna di questo nome ha come sua essenza incorrotta l’amore, la compassione e la benevolenza; ed è per quest’essenza che dovremmo portare rispetto alle religioni. Le forme esteriori sono sempre diverse: ci saranno infinite varianti nei riti, nelle pratiche religiose e nelle credenze. Non entriamo in discussione rispetto a tutto ciò, ma diamo invece importanza all’intima essenza delle religioni. Come disse Ashoka: “Così facendo si contribuisce a far crescere la propria religione e si rende contemporaneamente servizio alle religioni degli altri. Se non agiamo in questo modo, scaviamo la fossa alla nostra religione e arrechiamo danno anche alle altre religioni.” Questo rappresenta un serio ammonimento per tutti noi. Chi onora la propria religione e condanna le altre, pensa di farlo per devozione alla propria religione, convinto di rendere così testimonianza alla propria fede; ma in realtà, agendo così, reca una grave offesa alla propria religione.” Infine, Ashoka presentò il messaggio della Legge Universale, il messaggio del Dhamma:“ Che tutti ascoltino: il bene consiste nella concordia e non nell’ostilità. Apriamoci tutti all’ascolto delle dottrine professate da altri.” Invece di esprimere dissenso e condannare, diamo importanza a quello che è l’insegnamento essenziale di ogni religione. Allora vi sarà pace vera e vera concordia.
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